
Dall’orizzonte i venti occidentali sollevano immense onde di schiumante caos, stringendo d’assedio ogni speranza ed innalzando orde di giganti dai veloci coltelli a dilaniare le pallide mura della nave.
Sono spiriti urlanti dagli abissi celesti a sprofondare in orride tormente, a ghiacciare alberi e ponti e sono carni straziate e stracci d’ossa i vivi colori lanciati là, oltre il visibile, dove risalgono i fulmini.
Lentamente crolla il vasto tuono, fatale ricordo appeso alla strisciante coscienza, suono capovolto, perenne lontananza del primordiale tamburo che vuole forgiare un nuovo tempo, arcano ed intatto.
TEMPESTA